Recensione del Prof. Giorgio Taffon
saggista, autore drammatico, critico letterario, già docente di Letteratura Teatrale Italiana e di letteratura italiana, moderna e contemporanea presso l'Università Roma Tre
Andromeda
di Renato Fiorito
Ho appena finito di rileggere Andromeda (Borgomanero, Giuliano
Ladolfi Editore, 2017) di Renato Fiorito, e sto raccogliendo le mie
impressioni e qualche idea per avere la
concretezza di una rilettura un po’ più analitica. Parto dalla mia inevitabile
esperienza di lettore, ahimè non più giovane e dunque di una qualche
esperienza. Per quanto riguarda la struttura generale del "poemetto",
è inevitabile rifarsi come riferimento alla tradizione dei poemi (e poemetti,
che sono forma più moderna) di tipo cosmogonico o didascalico o filosofico-scientifico
(tralascio ovviamente quelli epici e allegorici). Un esempio fra i tanti è
quello del De rerum natura di
Lucrezio. Andromeda ha parecchio di quelli filosofici, e
molto dei cosmogonici e dei didascalici: ma si badi bene, senza
occhieggiamenti, rimasticature, imitazioni, ma giustamente con inevitabili e
necessari riferimenti a importanti contributi bibliografici scientifici, al
punto di muovere sotto i nostri occhi di lettori una mole di conoscenze
notevole che dimostra un grande impegno di composizione nel trascegliere,
collegare, rendere coerente uno sviluppo che ha anche un carattere narrativo, che
si dispiega su 15 episodi, o capitoli.
Il pregevole lavoro di Renato Fiorito sui
vari aspetti del Reale e dell'Universo e dell'Uomo e della Divinità divengono,
in fondo, soprattutto appannaggio di un mondo intuitivo, immaginativo, che va
oltre il razionale e lo scientifico, ma senza banalmente negarli, tutt’altro,
come è dimostrato dalla consapevolezza dei due campi fondamentali della Fisica
moderna: la relatività e la meccanica quantistica! Lo spirito della poesia, di
questa poesia antica e nuova, è generato dalle personali intuizioni e visioni e
dai sentimenti del poeta, che sa bene come siano tutti anche condivisi come
patrimonio comune dai lettori.
Il
correlativo oggettivo formale ed espressivo di questo poemetto, Andromeda, è una prosodia molto attenta
ad assecondare nel ritmo e nel metro i momenti di spaesamento, di impaurimento,
di speranza, di mistero affascinante (come afferma il prefatore Giuliano
Ladolfi), di interrogazione: il poeta sa
pensare con la mente e assieme col cuore riuscendo così a coinvolgere anche sul
piano emotive il lettore. Devo dire che nel leggerlo per la terza volta in
questi giorni non ho staccato gli occhi
dalle pagine, dal primo all’ultimo verso, e ciò, a mio parere, avviene quando i
poeti sanno compiere dei sortilegi: usare un oggetto (il libro, la composizione
testuale) e le formule (l’espressività del verso con tutte le sue componenti)
per conquistare magicamente l’attenzione totale dei loro lettori!
Giorgio
Taffon
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