martedì 26 dicembre 2017

Andromeda - Recensioni


Recensione del Prof. Giorgio Taffon


saggista, autore drammatico, critico letterario, già docente di Letteratura Teatrale Italiana e di letteratura italiana, moderna e contemporanea presso l'Università Roma Tre

Andromeda

di Renato Fiorito



Ho appena finito di rileggere Andromeda (Borgomanero, Giuliano Ladolfi Editore, 2017) di Renato Fiorito, e sto raccogliendo le mie  impressioni e qualche idea per avere la concretezza di una rilettura un po’ più analitica. Parto dalla mia inevitabile esperienza di lettore, ahimè non più giovane e dunque di una qualche esperienza. Per quanto riguarda la struttura generale del "poemetto", è inevitabile rifarsi come riferimento alla tradizione dei poemi (e poemetti, che sono forma più moderna) di tipo cosmogonico o didascalico o filosofico-scientifico (tralascio ovviamente quelli epici e allegorici). Un esempio fra i tanti è quello del De rerum natura di Lucrezio.  Andromeda ha parecchio di quelli filosofici, e molto dei cosmogonici e dei didascalici: ma si badi bene, senza occhieggiamenti, rimasticature, imitazioni, ma giustamente con inevitabili e necessari riferimenti a importanti contributi bibliografici scientifici, al punto di muovere sotto i nostri occhi di lettori una mole di conoscenze notevole che dimostra un grande impegno di composizione nel trascegliere, collegare, rendere coerente uno sviluppo che ha anche un carattere narrativo, che si dispiega su  15 episodi, o capitoli.

Il pregevole lavoro di Renato Fiorito sui vari aspetti del Reale e dell'Universo e dell'Uomo e della Divinità divengono, in fondo, soprattutto appannaggio di un mondo intuitivo, immaginativo, che va oltre il razionale e lo scientifico, ma senza banalmente negarli, tutt’altro, come è dimostrato dalla consapevolezza dei due campi fondamentali della Fisica moderna: la relatività e la meccanica quantistica! Lo spirito della poesia, di questa poesia antica e nuova, è generato dalle personali intuizioni e visioni e dai sentimenti del poeta, che sa bene come siano tutti anche condivisi come patrimonio comune dai lettori.

 Il correlativo oggettivo formale ed espressivo di questo poemetto, Andromeda, è una prosodia molto attenta ad assecondare nel ritmo e nel metro i momenti di spaesamento, di impaurimento, di speranza, di mistero affascinante (come afferma il prefatore Giuliano Ladolfi), di interrogazione: il poeta  sa pensare con la mente e assieme col cuore riuscendo così a coinvolgere anche sul piano emotive il lettore. Devo dire che nel leggerlo per la terza volta in questi giorni non ho staccato gli  occhi dalle pagine, dal primo all’ultimo verso, e ciò, a mio parere, avviene quando i poeti sanno compiere dei sortilegi: usare un oggetto (il libro, la composizione testuale) e le formule (l’espressività del verso con tutte le sue componenti) per conquistare magicamente l’attenzione totale dei loro lettori!



Giorgio  Taffon

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