Renato Fiorito, Andante con pioggia - Terra d’ulivi edizioni, Lecce 2019
Recensione del Prof.
Carmine Chiodo (docente di letteratura moderna e
contemporanea all'Università di Tor Vergata di Roma)
“Andante
con pioggia” di Renato Fiorito è prefato dal noto poeta Dante Maffia che nella
sua breve ma puntuale prefazione osserva giustamente che questo “è un libro d’amore,
ma molto diverso dai soliti tutti lacrime e passionalità”. Qui infatti senso
della realtà e capacità creativa si fondono felicemente. Nella poesia “Treni”,
per esempio si legge: “Scesero dal
treno/e li abbracciò la luna./ Il
marciapiede fece cento giravolte/ prima
di conficcarsi tra i binari.”; e in “Sembra nostro questo
buio”: “Nessuna parola dimentico/ nessun bacio./ Vorrei fare l’amore ti dico/ ma sei gatta selvatica/ e non ti lasci trovare”.
Una
poesia molto chiara e intensa, dunque, caratterizzata da versi che raccontano dell’amore,
del fascino che da esso promana, delle situazioni in cui si dispiega, cangiante
nella coloritura e nelle sonorità dei versi. Così dalla sezione dedicata ai
<<Notturni >> si passa a <<Chiaro di luna>>, <<Andante
con pioggia>>, <<Rapsodie azzurre >>, <<Vivace con
brio>>, <<Pastorale Rossa>>, <<Romance>> e infine
<<Ballate>>.
Protagonista
è il poeta con le sue riflessioni sia sulle tragedie del mondo: “Vieni a guardare i fiori,/ ce
ne sono tanti,/ proprio di fronte al Bataclan./ Del resto cosa può fare la gente/ se non regalare alla morte fiori colorati?”(I ragazzi del Bataclan), che
sulle emozioni più intime e personali: “In un angolo inutile del cuore/ ondeggia in dormiveglia/ l’azzurrità
del mare/ sapendo che va vita/ ormai è poca cosa.” (Di nuovo estate).
La
diversità di ritmi e tonalità ci permette di dire che Renato Fiorito sa suonare
vari strumenti, come del resto dimostrano i versi che cito: “Sconsolato mi attacco alla mia penna /per
inventarti e non lasciarti andare.” (Non
sono pratico di come gira il mondo); oppure: “La solitudine è una raspa/che mi leviga il cuore/ e lo fa sanguinare./ La tua assenza ha lame/che
perforano il ventre/ e
lentamente mi uccidono” (Vedovanza);
“È stanco il corpo oramai /ma ho
pinne di squalo /e azzurrità infinite.”
(Al largo), e infine: “In labirinti di
buio /si espande l’amore./ Per
vie segrete/ colma di viole/ i pensieri”
(Labirinti).
Leggendo
le sue poesie si resta colpiti dalla varietà tematica e linguistica, dalla
ricchezza di emozioni e dalla capacità di cogliere in profondità i singoli momenti
della vita, compresi quelli in cui la stessa, colta di sorpresa, va in frantumi,
come un boccale di birra, portando ad unità realtà interiore e dramma
oggettivo: “Qui Cristophe stava bevendo una birra./ Quando è stato colpito/ il boccale è caduto/ e la birra si è
mischiata al suo sangue” oppure, più avanti: <”Claire era raggiante/ mentre l’uccidevano./ Aveva desiderio di vita/ e ancora non sapeva del fuoco/ che le avrebbe fermato il respiro.” (I ragazzi del Bataclan).
Dalla
prima all’ultima lirica siamo dunque coinvolti in situazioni, scenari,
immagini, riflessioni, espressi con un linguaggio intenso e suggestivo. Ecco al
riguardo ancora qualche citazione: “Accovacciato in un angolo del cuore/
tesso pigramente la mia tela/ per antica abitudine/ anche se
ormai lo so/ che più non serve”
(Sfoglio i miei giorni); “Sono stanco del dolore di andare/ ma prendo ancora su di
me /la fatica dei remi/ per quest’ultima traversata./ Da solo.” (Naufragio);
“Una notte una donna/ mi ha amato,/ il prato per letto/ pareti di alberi/ la
luna per lume;” (Raccoglitore di
frutta); “Dove andiamo non so,/ non
me ne importa,/ partenza e arrivo perdono importanza /se mi dai il braccio per
il lungo viaggio” (Non sono pratico di come gira il mondo), e infine l’invocazione per protrarre
un raro momento di felicità: “Questa non è poesia,/ è la sua mano nella
mia,/ è il dolce percorrere delle sue labbra,/ è pelle sulla pelle,/ occhi
negli occhi, respiro su respiro,/ Non andare via stanotte ,/non andar via,”
(Questa non è poesia).
Entrano
a far parte della narrazione anche luoghi che ricordano antichi avvenimenti che
celebrano l’eterna leggenda dell’amore: “Naviga nei cieli stretti dei caruggi/ la luna. Bianca
si posa /sul fazzoletto di muro /che canta dell’amore perfetto.” (Piazza dell’amor perfetto), o
raccontano la magia di una città come Napoli: ”Napoli è l’anarchia che fa sistema/ e resiste agli abusi dei potenti./ Napoli è una ragazza che cammina/ e che non ha paura di
guardarti; e prima aveva
detto: “Napoli è la malinconia che
non ti lascia/ quando decidi
che devi andare via.”(Napoli
era cosi).
Anche in questo lavoro si confermano quindi quelle che
sono le caratteristiche di fondo della poetica di Renato Fiorito: un linguaggio
suggestivo e armonico che bene esprime la forza dell’amore e della nostalgia, senza
cerebralismi ma ricco di metafore e allegorie
che conferiscono ai versi potenza immaginifica e cadenze musicali; linguaggio
che dice il bello e il meno bello della vita, i suoi avvenimenti, gli incontri,
la fraternità, la memoria che si tramuta spesso in nostalgia e dolore.
Offro al lettore varie citazioni che vanno nella direzione che ho specificato
sopra: “Ha strappato le vele/
la tempesta, ed ora/ giace il legno in calma piatta /con solo un verso
/a farmi compagnia”(Caffè); “Cerco
una branda / su cui stendere queste ossa /piene di morte e di rimpianti”
(Vicoli); ”A sera sentiremo alla radio
/qualche canzone/o una commedia che non
mi piace tanto,/ La domenica ascolto la partita/ anche se il Napoli perde quasi
sempre” (Ecco cosa ricordo); “Cerco
uno sguardo felice /la carezza del
giorno,/ un ginseng tra di noi /una poesia da inventare” (Un posto tranquillo).
Tutti
i caratteri del libro vanno infine a confluire nell’ultima sezione “Ballate”, nella
quale il poeta ricorda in maniera struggente la sua Napoli, le passeggiate per
Toledo, i suoi affetti “il mare steso per
i poverelli/ che prendevano il sole in canottiera”. Qui la poesia si apre ai ricordi: “Torna a casa mia madre /quando è
sera./ Le vado incontro/ quando so che è l’ora /per
accorciar l’attesa,/ Mi piace
tenerle la mano sotto il braccio /e sentirne il calore,/ Nessuno mi ha parlato tutto il giorno,/ Solo lei ora mi chiede com’è andata./ Rispondo bene/e butto giù il dolore” (Ecco cosa ricordo): versi umanissimi, impregnati di
segreto dolore, come di rado si leggono
nella poesia odierna e che solo un poeta sensibilissimo come Fiorito riesce a
darci”.
E
ancora in “Piedigrotta” ci dice acutamente che la poesia non resta identica a
se stessa, ma cambia nel corso degli anni,
perché si arricchisce del dolore di chi leggendola la fa propria: “Per questo la poesia, se si fa grande /non resta uguale nel corso dei decenni /ma si
riempie del dolore altrui,/ di quelli che leggendola hanno
pianto. /Allora è la poesia che si rigonfia /come un fiume che cresce con la
pioggia,/ diventa forte e
tumultuosa e bella/ si fa
parola in bocca alla gente”:
dichiarazione poetica che, secondo me, è il più perfetto e centrato commento ad
“Andante con pioggia”.
A
conclusione di queste considerazioni è da dire che Renato Fiorito è poeta di
sostanza che ci sa dare una poesia sentita e chiara, espressa con un linguaggio
poetico che ben s’attaglia di volta in volta alle situazioni rappresentate. “Andante
con pioggia”, in particolare, è una raccolta, compatta e coesa, che sviluppa in
maniera efficace e personale, lontana da retorica o imitazioni, il tema della musicalità
presente nella poesia. Alta e originale poesia che ci riconcilia con la vita,
malgrado sconfitte e amarezze, tanto che, come si legge nella poesia
Piedigrotta, essa non resta uguale a se stessa
ma si arricchisce via via del dolore di chi la legge, come un fiume che
più va avanti e più si fa grande.
Carmine Chiodo
Carmine Chiodo
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