domenica 22 marzo 2020

Andante con pioggia - Recensione del Prof. Carmine Chiodo


Renato Fiorito, Andante con pioggia - Terra d’ulivi edizioni, Lecce 2019

Recensione del Prof. Carmine Chiodo (docente di letteratura moderna e contemporanea all'Università di Tor Vergata di Roma)





“Andante con pioggia” di Renato Fiorito è prefato dal noto poeta Dante Maffia che nella sua breve ma puntuale prefazione osserva giustamente che questo “è un libro d’amore, ma molto diverso dai soliti tutti lacrime e passionalità”. Qui infatti senso della realtà e capacità creativa si fondono felicemente. Nella poesia “Treni”, per esempio si legge: “Scesero dal treno/e li abbracciò la luna./ Il marciapiede fece cento giravolte/ prima di conficcarsi tra i binari.”; e in “Sembra nostro questo buio”: “Nessuna parola dimentico/ nessun bacio./ Vorrei fare l’amore ti dico/ ma sei gatta selvatica/ e non ti lasci trovare.

Una poesia molto chiara e intensa, dunque, caratterizzata da versi che raccontano dell’amore, del fascino che da esso promana, delle situazioni in cui si dispiega, cangiante nella coloritura e nelle sonorità dei versi. Così dalla sezione dedicata ai <<Notturni >> si passa a <<Chiaro di luna>>, <<Andante con pioggia>>, <<Rapsodie azzurre >>, <<Vivace con brio>>, <<Pastorale Rossa>>, <<Romance>> e infine <<Ballate>>.

Protagonista è il poeta con le sue riflessioni sia sulle tragedie del mondo: Vieni a guardare i fiori,/ ce  ne sono tanti,/ proprio di fronte al Bataclan./ Del resto cosa può fare la gente/ se non regalare alla morte fiori colorati?”(I ragazzi del Bataclan), che sulle emozioni più intime e personali: In un angolo inutile del cuore/ ondeggia in dormiveglia/ l’azzurrità del mare/ sapendo che va vita/ ormai è poca cosa.” (Di nuovo estate).

La diversità di ritmi e tonalità ci permette di dire che Renato Fiorito sa suonare vari strumenti, come del resto dimostrano i versi che cito: Sconsolato mi attacco alla mia penna /per inventarti e non lasciarti andare.” (Non sono pratico di come gira il mondo); oppure: “La solitudine è una raspa/che mi leviga il cuore/ e lo fa sanguinare./ La tua assenza ha lame/che perforano il ventre/ e lentamente mi uccidono (Vedovanza); “È stanco il corpo oramai /ma ho pinne di squalo /e azzurrità infinite.” (Al largo), e infine: “In labirinti di buio /si espande l’amore./ Per vie segrete/ colma di viole/ i pensieri (Labirinti).

Leggendo le sue poesie si resta colpiti dalla varietà tematica e linguistica, dalla ricchezza di emozioni e dalla capacità di cogliere in profondità i singoli momenti della vita, compresi quelli in cui la stessa, colta di sorpresa, va in frantumi, come un boccale di birra, portando ad unità realtà interiore e dramma oggettivo: Qui Cristophe stava bevendo una birra./ Quando è stato colpito/ il boccale è caduto/ e la birra si è mischiata al suo sangue oppure, più avanti: <”Claire era raggiante/ mentre l’uccidevano./ Aveva desiderio di vita/ e ancora non sapeva del fuoco/ che le avrebbe fermato il respiro.” (I ragazzi del Bataclan).

Dalla prima all’ultima lirica siamo dunque coinvolti in situazioni, scenari, immagini, riflessioni, espressi con un linguaggio intenso e suggestivo. Ecco al riguardo ancora qualche citazione: “Accovacciato in un angolo del cuore/ tesso pigramente la mia tela/ per antica abitudine/ anche se ormai lo so/ che più non serve” (Sfoglio i miei giorni); “Sono stanco del dolore di andare/ ma prendo ancora su di me /la fatica dei remi/ per quest’ultima traversata./ Da solo.” (Naufragio); “Una notte una donna/ mi ha amato,/ il prato per letto/ pareti di alberi/ la luna  per lume;” (Raccoglitore di frutta); “Dove andiamo  non so,/ non me ne importa,/ partenza e arrivo perdono importanza /se mi dai il braccio per il lungo viaggio” (Non sono pratico di come gira  il mondo), e infine l’invocazione per protrarre un raro momento di felicità: “Questa non è poesia,/ è la sua mano nella mia,/ è il dolce percorrere delle sue labbra,/ è pelle sulla pelle,/ occhi negli occhi, respiro su respiro,/ Non andare via stanotte ,/non andar via,” (Questa non è poesia).

Entrano a far parte della narrazione anche luoghi che ricordano antichi avvenimenti che celebrano l’eterna leggenda dell’amore: Naviga nei cieli stretti dei caruggi/ la luna. Bianca si posa /sul fazzoletto di muro /che canta dell’amore perfetto.” (Piazza dell’amor perfetto), o raccontano la magia di una città come Napoli: ”Napoli è l’anarchia che fa sistema/ e resiste agli abusi dei potenti./ Napoli è una ragazza che cammina/ e che non ha paura di guardarti; e prima aveva detto:Napoli è la malinconia che non ti lascia/ quando decidi che devi andare via.”(Napoli era cosi).

Anche in questo lavoro si confermano quindi quelle che sono le caratteristiche di fondo della poetica di Renato Fiorito: un linguaggio suggestivo e armonico che bene esprime la forza dell’amore e della nostalgia, senza cerebralismi ma ricco di  metafore e allegorie che conferiscono ai versi potenza immaginifica e cadenze musicali; linguaggio che dice il bello e il meno bello della vita, i suoi avvenimenti, gli incontri, la fraternità, la memoria che si tramuta spesso in nostalgia e dolore. Offro al lettore varie citazioni che vanno nella direzione che ho specificato sopra: Ha strappato  le vele/ la tempesta, ed ora/ giace il legno in calma piatta /con solo un verso /a farmi compagnia”(Caffè); “Cerco una branda / su cui stendere queste ossa /piene di morte e di rimpianti” (Vicoli); ”A sera sentiremo alla radio /qualche canzone/o una commedia  che non mi piace tanto,/ La domenica ascolto la partita/ anche se il Napoli perde quasi sempre” (Ecco cosa ricordo); “Cerco uno sguardo  felice /la carezza del giorno,/ un ginseng tra di noi /una poesia da inventare(Un posto tranquillo).

Tutti i caratteri del libro vanno infine a confluire nell’ultima sezione “Ballate”, nella quale il poeta ricorda in maniera struggente la sua Napoli, le passeggiate per Toledo, i suoi affetti “il mare steso per i poverelli/ che prendevano il sole in canottiera”. Qui la poesia si apre ai ricordi: “Torna a  casa mia madre /quando è sera./ Le vado incontro/ quando so che è l’ora /per accorciar l’attesa,/ Mi piace tenerle la mano sotto il braccio /e sentirne il calore,/ Nessuno mi ha parlato tutto il giorno,/ Solo lei ora mi chiede com’è andata./ Rispondo bene/e butto giù il dolore(Ecco cosa ricordo): versi umanissimi, impregnati di segreto dolore, come  di rado si leggono nella poesia odierna e che solo un poeta sensibilissimo come Fiorito riesce a darci”.

E ancora in “Piedigrotta” ci dice acutamente che la poesia non resta identica a se stessa, ma cambia nel corso  degli anni, perché si arricchisce del dolore di chi leggendola la fa propria: “Per questo la poesia, se si fa grande /non resta uguale nel corso dei decenni /ma si riempie del dolore altrui,/ di quelli che leggendola hanno pianto. /Allora è la poesia che si rigonfia /come un fiume che cresce con la pioggia,/ diventa forte e tumultuosa e bella/ si fa parola in bocca alla gente”: dichiarazione poetica che, secondo me, è il più perfetto e centrato commento ad “Andante con pioggia”.

A conclusione di queste considerazioni è da dire che Renato Fiorito è poeta di sostanza che ci sa dare una poesia sentita e chiara, espressa con un linguaggio poetico che ben s’attaglia di volta in volta alle situazioni rappresentate. “Andante con pioggia”, in particolare, è una raccolta, compatta e coesa, che sviluppa in maniera efficace e personale, lontana da retorica o imitazioni, il tema della musicalità presente nella poesia. Alta e originale poesia che ci riconcilia con la vita, malgrado sconfitte e amarezze, tanto che, come si legge nella poesia Piedigrotta, essa non resta uguale a se stessa  ma si arricchisce via via del dolore di chi la legge, come un fiume che più  va avanti  e più si fa grande.   

Carmine Chiodo






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