Sortilegio tratta
degli ultimi, uomini e donne che vivono accanto a noi e che nessuno vede:
ombre, mendicanti senza casa e prospettive, rassegnati alla povertà e alla
solitudine. La narrazione alterna storie di emarginazione a quelle della
ricchezza e del potere, storie che però non restano separate per sempre,
incaricandosi il destino a intrecciarle, quasi a dire che i due mondi sono
connessi e che non basta sbarrare le porte del cuore per tenere lontani il male
e il dolore. Al centro di tutto si dipana un duplice sortilegio: quello che
condiziona la vita di un pittore geniale e squattrinato a cui una vecchia
mendicante ha fatto una predizione inquietante, e quello che avvolge l’intera
città impedendole di vedere i suoi mali.
Il romanzo non vuole
essere una analisi sociologica, né avanzare soluzioni economicistiche, ma
restituire poesia e umanità a chi non ha più nulla, generando comprensione e
empatia, nella convinzione che queste vengano prima di ogni ragionamento,
prima della politica, prima dell’economia e che, in loro assenza, nessun
cambiamento è davvero possibile. Il libro modifica così il modo stesso di considerare
la povertà, riscoprendo in essa una preziosa occasione per dare senso concreto
alle ragioni profonde del vivere insieme e rendere meno feroce ed escludente questo
nostro tempo.
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