VERA D'ATRI
/Trattengo
il respiro/, scrive l’ultimo pescatore di perle. I pescatori di perle sono finiti/ io sono
l’ultimo/.
Così
l’autore di questi versi, spingendosi cautamente ad imitazione del moto ondoso,
come appunto accade ai corpi in immersione, fruga nel profondo che sottintende
il mare, sapendo che nel suo instancabile tentativo incontrerà qualcosa che lo
renderà felice. La sua perla. Da questo si sente attirato, dal segreto ben
custodito, il suo segreto. Trattiene il respiro e aspetta che la conchiglia si
schiuda. Nel frattempo abitua i polmoni. Una fatica cui si sottopone per
un’estrema urgenza.
Per
renderci conto dell’esattezza di questa metafora basta leggere tra le righe di
queste poesie mai violente, delicate, come fossero omaggi a ciò che dà vita
alla ricerca e che si concludono quasi tutte con un improvviso, magico,
incontrarsi. Nei testi Renato Fiorito evita gli eccessi, procede quasi con
timidezza: /il rosso di un fiore che farebbe poesia/. Accenna a domande intrise
di gioiosa complicità: /uscirai anche tu a guardare la luna?
Nulla di
spaventevole appare nella sua tristezza, misura le emozioni, racconta storie di vite senza tragedie, di
vite che si tengono al largo, come nella poesia Al bar: /non deve esserci
costato troppo/ se possiamo andar via senza rimpianto/.
Forse
tutto questo è frutto di contemplazione. Gli anni sono passati e bisogna dire
“Non voglio ali” per dimostrare che si è ben consapevoli, che si è saggi, che
decidiamo di noi attraverso una esperta comprensione.
C’è
inoltre, in queste composizioni, una passione per l’altro, per gli altri, una
forma di totale disponibilità, un sentimento pieno di rigoglio che sa tenere
assieme amore ed amicizia, quasi una benevola candidatura a rappresentare il
fulcro per la persona amata, e di amori ormai trascorsi chi scrive sembra non
aver perso proprio nulla, conservando di essi ogni istante, ogni irrilevanza o
luce di sguardi che ancora resistono vivi e attuali. Ecco spiegare tutto questo
con un verso molto efficace: /Molte vite vorrei/ perché nessun filo/ fosse
spezzato/.
E
nella poesia è possibile avere molte vite. E’ la poesia una veloce e illimitata
procedura di acquisizione e di riconoscimento, di spazi rarefatti e di spazi
quasi instancabilmente resi anima. Una delle liriche più belle della raccolta,
a mio parere, parlando del virtuale con un’indovinata analisi esprime benissimo
tale propensione: /Il corpo non importa, puoi inventarlo/ poiché nell’azzurro
virtuale/ solo i pensieri si abbracciano./ Non è così che avviene in paradiso?/
Dunque
leggerezza, semplicità. Dunque quel provare e riprovare a non pretendere che
verità, come nella poesia “Anniversario”
e a volte quel mettersi a sbirciare da un nascondiglio, facendo narrare la
Storia da un piccolo cuoco cileno. Brano dove appunto la terribile morte di
Allende viene fatta raccontare con molta emozione da qualcuno che la Storia mai
utilizzerà nei suoi capitoli, nelle sue gallerie affrescate da glorie, trionfi
e orrori. Ma è proprio questo voler occupare un posto secondario, questo farsi
piccolo di fronte ai macigni dell’esistenza che spiega il modo in cui Renato
Fiorito si approccia agli eventi.
Non
bisogna avere ali, l’abbiamo già detto. In queste poesie si cammina, si guarda,
si chiede qualcosa di dolce, di estremamente sottile, una complicità.
Spesso
queste poesie ricordano, fanno parte di una rielaborazione, una rielaborazione
che probabilmente agisce di frequente, con assiduità. Tornano all’accadere come
a voler riprendere ciò che al momento era rimasto in disparte, una dimenticanza
che ha lasciato un vuoto. Poesie che rendono al passato il merito di aver
saputo generare il presente e di averlo fatto scaturire così com’è con la
necessaria distanza, con quel distacco che solo può renderle capaci di
parlare.
Ma
è anche vero che: /Le cose compiute/ sono altro da noi/. E pertanto tornano al
segreto dal quale sono fuggite. E anche
noi in conclusione torniamo al segreto, a quello che si è affacciato, qui, nel
tempo della lettura e che è per tutti quanto più sappiamo amare di noi stessi.
Vera
D’Atri
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