Sono poesie d’amore, ma anche di impegno civile, che parlano delle stagioni dell’esistenza con le loro felicità e i loro abbandoni, del rimpianto per ciò che immancabilmente si perde e delle speranze che caparbiamente si riaffacciano ad ogni tornante della vita. Poesie che sanno scavare con dolcezza nel segreto dei sentimenti umani, scoprendone il nocciolo nascosto e universale. II verso, sfrondato da barocche aggettivazioni e sterili ricercatezze, si concentra tutto sull’efficacia delle suggestioni, con una semplicità linguistica che è frutto, insieme, di ricerca colta e delicata sensibilità, accogliendo la grande lezione ermetica di Ungaretti, come sacralità della parola che nasce dalla solitudine della condizione umana, e quella metaforica di Garcia Lorca, come felice trasposizione in immagini plastiche dell’astrattezza dei sentimenti.
Troppo rosso è diventato il cielo
Troppo rosso è diventato il cielo
e troppo vicina è la sera
per non sentire il dolore di questo giorno
che mi inghiotte la vita
per risputarla sconnessa
nel buio della notte,
quando sogni inquieti verranno
a trasformare in verità
le nostalgie del cuore.
com’ erano azzurre le mie sere
e come erano bianche le tue mani,
mentre disegnavano nell’aria
ridenti carezze,
accompagnando parole
come foglie fruscianti.
Ora il tuo nome è sasso levigato, alga fiorente,
pesce argentato negli abissi del cuore.
e troppo sontuosi sono i drappi di nuvole
per non sentire il peso di tutte le assenze.
Aquilone
Il mare ha lontani clamori.
Su un filo di luna si corica l’infinito.
Anche la mia anima vi appendo
e aspetto che il vento del mare
la faccia volare.
Il vento soffia felice
Il vento soffia felice da dietro la luna
invadendo le sconfinate distese della notte
e scherzando leggero con i riccioli d’onde.
con un suono lieve
mentre la luna ti accarezza i capelli.
mentre muovi le mani
ad accompagnare canzoni.
che ti muovono le vesti
e ti fanno sorridere alla sua malizia.
ed essere, infine, vento.
I pescatori di perle
I pescatori di perle sono finiti,
hanno indossato bombole e maschere
e girano oziosi in cerca di prede.
Non sanno nulla delle perle.
Ed io mantengo il segreto.
Scendo a mani nude e trattengo il respiro.
Resisto e aspetto che la conchiglia si apra
e mostri infine la perla.
Allora con gentilezza e amore
tendo la mano e la raccolgo.
I pescatori di perle sono finiti.
Io sono l’ultimo.
Playa Pilar
Alla fine di tutte le strade
secoli accatastati in bianche conchiglie
guardano immobili
l’eterna distesa del mare.
Con le dita gentilmente mi sfiori
per sapermi vicino
nello sfarinarsi lento della vita.
Un cormorano grida
conficcato nel cielo
per fermare l’istante
che col sole tramonta.
Basta il suo volo
Per sentirsi fratelli.
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